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L’onda d’urto
Notiziario CDP, gennaio-aprile 2019 L’onda d’urto
Radio Onda d’Urto nasce a Brescia nel 1985, in una realtà economica e sociale difficile da analizzare nella sua complessità.
Trent’anni fa cominciavano le trasmissioni di una radio libera, voce di una comunità che provava a ribellarsi alla cappa repressiva di quei tempi. Radio Onda d’Urto come area pubblica diventa nel tempo sempre più vasta, una realtà dentro e contro le contraddizioni della società, ma soprattutto dentro gli avvenimenti affrontati sulla strada, rielaborati e irradiati quotidianamente per ascoltatori e sostenitori.
Il presente volume, realizzato da alcuni redattori dell’emittente come un esperimento di narrazione collettiva, è un’autobiografia della comunità che ruota intorno alla Radio, una narrazione che si rivolge a chi questa storia l’ha vissuta, a chi la fa vivere tutt’oggi, e a chi vorrà farne parte.
È un racconto corale, fra aneddoti, ricordi, tra passato e presente, tra la memoria dei militanti storici e la rielaborazione di quelli più giovani; una sorta di fotografia d’autore, un’opera letteraria cucita intrecciando decine di racconti orali di militanti e sostenitori, supportata da cronologie, documenti e fotografie dell’epoca.
I redattori di Radio Onda d’Urto raccontano i momenti più importanti della vita della radio dal 1985 ad oggi, soffermandosi su quei frangenti in cui la radio faceva passaggi significativi per la propria crescita, e su quegli scogli che si sono contrapposti al suo sviluppo, con l’intenzione di non incorrere più negli stessi errori commessi. La radio è uno strumento e un polo di aggregazione in grado di rilanciare in continuazione il conflitto sociale, uno spazio che può essere riempito di contenuti politici, culturali e musicali.
Consapevole di questa realtà, l’esperienza radiofonica di Radio Onda d’Urto ha sempre avuto e ha ancora, nel proprio territorio, una funzione fondamentale per le lotte sociali e la loro ricomposizione, all’interno del dibattito sulla capacità di costruire media antagonisti in grado di disarticolare e rovesciare il sistema della narrazione mainstream. Fin dalla sua nascita, l’emittente libera e autogestita di Brescia si è considerata come: “un granello di sabbia nell’ingranaggio della costruzione del consenso. Una voce per le realtà di lotta costrette al silenzio”. Ora prova ad aggiungere uno strumento di riflessione sulle radici e sulle diramazioni che l’hanno condotta fino al presente, con uno sguardo sul proprio passato per fronteggiare le sfide future più consapevole dei mezzi di cui dispone; con la consapevolezza che questa è una storia che riguarda anche tutti coloro che ambiscono alla trasformazione dell’esistente.
di (l.c.)
Rumore, marzo 2017L’onda d’urto
Voto: 7
La frase: “L’idea della radio non era solo quella di costruire un’apparecchiatura simile a a un megafono delle iniziative di movimento, ma di costruire un’emittente antagonista era un modo per accompagnare e sviluppare la lotta politica”.

Listen to the silenze, let it ring on. Si apre con queste parole Transmission dei Joy Division, e sia apre con questo brano anche il percorso della bresciana radio Onda d’Urto, nata nel 1985 come Radio Graffiti. Perché nella Brescia di metà anni 80 non c’è più voglia di silenzio. Quale? Quello lasciato dai media commerciali e istituzionali e nel quale gli attivisti del movimento antagonista locale riuscirono con successo a inserirsi per riempirlo di suoni e parole nuove, altre. Il volume racconta identità e obiettivi di uno strumento, una radio autofinanziata e indipendente, che ha svolto il doppio ruolo di aggregatore sociale e di megafono culturale. Una radio in movimento, del movimento. Tramite le testimonianze dei redattori (comprese le versioni testuali di alcuni collegamenti in diretta) il libro ripercorre 30 anni di avvenimenti nazionali e internazionali, filtrati attraverso un’ottica non omologata. Fondamentale il rapporto della radio col territorio che, dai primi anni novanta, ha dato vita a un’annuale festa di autofinanziamento cresciuta costantemente, al punto da arrivare a ospitare relatà musicali affermatissime con NOFX o Ska-P. Il lavoro comprende, inoltre, una selezione di foto d’epoca e molti inserti dedicati ai conduttori più amati e alle trasmissioni storiche. I paragrafi dedicati alla musica avrebbero, forse, meritato maggior spazio, ma il verdetto è buono.
Davide Agazzi
il manifesto, 27 ottobre 2016 Il conflitto sociale viaggia sull’etere in un racconto corale
Un laboratorio innovativo di comunicazione e connessioni di importanza internazionale, questa è Radio Onda d’Urto. Un propulsore di conflitto sociale, una macchina immaginativa non omologata che riesce a fare movimento, che nasce in uno dei distretti industriali italiani più difficili da analizzare – quello bresciano e lombardo in generale – caratterizzato da una trasformazione capitalista incessante che mette a dura prova le lotte delle soggettività ribelli. Trent’anni fa a Brescia iniziavano le trasmissioni della radio libera che accompagnò i pochi fermenti antagonisti oltre la cappa repressiva di quei tempi. Intorno a Onda d’Urto si formò una comunità che sarà presenza attiva in ogni lotta sociale, che ha saputo rinnovarsi muovendosi con singolare intelligenza collettiva, che ha fatto della partecipazione orizzontale una forza di relazione. Ora le caratteristiche di questa esperienza vengono raccontate in L’onda d’urto. Autobiografia di una radio in movimento, appena pubblicato da Agenzia X. È un libro ricco di spunti culturali, politici, teorici, sempre accompagnati da una messa alla prova nella prassi delle lotte, una delle peculiarità più significative dell’esperienza bresciana. Il metodo operaista del “dentro e contro” le contraddizioni della capitalismo, viene affrontato, vissuto e comunicato stando “sulla strada”, dando voce ai conflitti e tessendone le connessioni. La capacità di far rete ha arricchito questa comunità di numerose adesioni, come dimostra anche la festa di Onda d’Urto che, iniziata nel 1992, è diventata un appuntamento estivo imperdibile per decine di migliaia di persone. Onda d’Urto nasce in un momento difficile, a metà degli anni ’80, gli anni del riflusso e del post-fordismo, da un gruppo di attivisti provenienti dall’area autonoma, dalle lotte studentesche, antinucleari e delle occupazioni di centri sociali. La presenza della Radio “in mezzo” al reale ha dimostrato l’efficacia della controinformazione e aumentato gli ascolti con risultati straordinari. Emblematico è stato il caso del “presidio della gru”, nel 2010, quando Onda d’Urto ha svolto il ruolo di informazione e di rete solidale con i migranti che per 17 giorni occuparono una gru “35 metri sopra il cielo” per rivendicare che nessuna persona è illegale. Ma non si deve dimenticare che quell’evento molto mediatizzato è stato la continuazione di vent’anni di lotte bresciane a fianco dei migranti, iniziate con l’esperienza di condivisione del quartiere storico del Carmine (che ha impedito in parte la gentrificazione) e continuate con mobilitazioni e occupazioni periodiche. Nel libro si raccontano molte altri esempi a proposito della relazione tra rete informativa e rete solidale che caratterizza la progettualità della Radio, dai giorni del G8 di Genova (dove Onda d’Urto è stata fondamentale per la costituzione del network RadioGap), alla manifestazione antifascista di Cremona, in solidarietà a Emilio Visigalli e al centro sociale Dordoni, alla forte attenzione ai movimenti alternativi internazionali (dall’Europa al Medio Oriente, a Cuba, al Chiapas, al Rojava). Il rafforzamento dei mezzi a disposizione (sito, frequenze, streaming, satellite) ha permesso alla Radio – da sempre autonoma da partiti e spot pubblicitari – di essere seguita ben oltre la Lombardia. “Sono sicuro che questo libro avrebbe fatto felice Primo Moroni – sostiene Marco Philopat, che ha intessuto il lavoro redazionale – è stata una conricerca e un lavoro di elaborazione delle testimonianze di molti tra coloro che hanno partecipato al progetto della radio. È una miniera di idee e riflessioni per tutte le realtà controculturali che lavorano in territori specifici, ma aperte a un respiro di sovversione globale”. Aggiunge Umberto Gobbi della redazione: “Fin dalla sua nascita la radio si è considerata come un granello di sabbia nell’ingranaggio della costruzione del consenso, una voce per le realtà in conflitto. Con questo libro proviamo ad aggiungere uno strumento di riflessione sulle radici e sulle diramazioni che ci hanno condotto fino al presente, per fronteggiare le sfide future consapevoli dei mezzi cui disponiamo. Abbiamo voluto raccontare – senza intenzioni celebrative – la storia della nostra comunità resistente, i momenti più importanti, le motivazioni fondamentali, le idee innovative. Nel libro la radio si muove come fosse un personaggio reale, creato grazie a un complesso lavoro redazionale, con numerose testimonianze, trasformate dal personale al collettivo, dall’io al noi, fino ad arrivare alla terza persona”. “L’onda d’urto” è – come scrivono i redattori che hanno raccolto le testimonianze – “un racconto corale: flash, memorie, aneddoti, ricordi sfuocati, tessuti su un telaio di contaminazioni, che riguardano tutti coloro che ambiscono alla trasformazione dell’esistente. Negli anni Ottanta, chi fondò Onda d’Urto aveva chiara la centralità che stava assumendo – con la discesa in campo di Berlusconi – l’informazione, aveva la consapevolezza che fosse ormai diventata uno dei gangli principali del capitale e che porsi su questo piano volesse dire scontrarsi in termini di classe. Oggi più che mai ci sembra importante il dibattito sulla capacità di costruire media antagonisti, in grado di incepparne la riproduzione infinita che oggi viviamo. La radio è uno strumento di aggregazione in grado di rilanciare il conflitto sociale”. Un celebre concetto deleuze-guattariano ci consiglia di non fare la storia ma la geografia, non il punto della situazione ma le linea di fuga che ci permettono la creatività, per non creare dei blocchi che favoriscono il sistema di controllo, per non fissare la territorializzazione che impedisce i divenire. La storia e la geografia dell’avventura di Onda d’Urto e questo libro dimostrano che questo timore non ha ragione d’essere se il sapere è frutto dell’esperienza delle lotte.
di Marc Tibaldi
Carmilla, 20 settembre 2016 L’onda d’urto

Radio Onda d’Urto è un laboratorio di comunicazione e di connessioni unico e innovativo nel panorama internazionale. Una rete comunicativa e un propulsore di conflitto sociale, una macchina immaginativa non omologata che riesce a fare movimento e a essere nel movimento, che nasce in uno dei distretti industriali italiani più difficili da analizzare – quello bresciano e lombardo in generale – caratterizzato da una trasformazione capitalista incessante che mette a dura prova le lotte delle nuove soggettività ribelli. Trent’anni fa a Brescia cominciavano le trasmissioni di una radio libera che provava ad accompagnare, oltre la cappa repressiva di quei tempi, i pochi fermenti antagonisti resistenti ed emergenti. Intorno a Onda d’Urto, nacque una comunità che riuscì a svilupparsi anche grazie alla presenza attiva in ogni espressione del conflitto di classe. Una realtà che ha saputo rinnovarsi, senza snaturare la propria sensibilità costitutiva, muovendosi con originale intelligenza collettiva e che ha fatto della partecipazione orizzontale, del coinvolgimento e del confronto la propria forza di relazione. Le caratteristiche di questa interessante esperienza vengono ben raccontate in L’onda d’urto. Autobiografia di una radio in movimento, appena pubblicato da Agenzia X. È un libro ricco di spunti culturali, musicali, politici, teorici, sempre accompagnati da una messa alla prova nella prassi delle lotte, una delle caratteristiche più significative dell’esperienza bresciana. Il metodo operaista del “dentro e contro” le contraddizioni della capitalismo, viene affrontato, vissuto e comunicato stando “sulla strada”, dando voce ai conflitti e tessendone le connessioni. La capacità di far rete ha arricchito questa comunità ribelle di numerose adesioni, come dimostra anche la festa di Radio Onda d’Urto che, iniziata nel 1992, è diventata un appuntamento estivo imperdibile per decine di migliaia di persone.
Radio Onda d’Urto nasce in un momento difficile della storia italiana, a metà degli anni ’80, gli anni del riflusso e del post-fordismo, da un gruppo di attivisti provenienti dall’esperienza del movimento del ’77, dalle lotte studentesche e antinucleari e dalle prime occupazioni di centri sociali. La presenza della Radio “in mezzo” al reale ha dimostrato l’efficacia della controinformazione e aumentato gli ascolti con risultati straordinari. Emblematico è stato il “presidio della gru”, nel 2010, quando Onda d’Urto ha svolto il ruolo di informazione e di rete solidale con i migranti che per 17 giorni occuparono una gru “35 metri sopra il cielo” per rivendicare che nessuna persona è illegale. Ma non dimentichiamo che quell’evento molto mediatizzato è stato la continuazione di vent’anni di lotte bresciane a fianco dei migranti, iniziate con l’esperienza di condivisione del quartiere storico del Carmine (che ha impedito anche la gentrificazione) e continuate con mobilitazioni e occupazioni periodiche. Molti altri esempi si potrebbero fare a proposito della significativa relazione tra rete informativa e rete solidale, che caratterizza la progettualità di Onda d’Urto, dai giorni del G8 di Genova (dove Onda d’Urto è fondamentale per la costituzione del network di RadioGap), alla manifestazione antifascista di Cremona, in solidarietà a Emilio Visigalli e al centro sociale Dordoni, alla forte attenzione alle politica internazionale e ai movimenti alternativi internazionali (dall’Europa al Medio Oriente, da Cuba al Chiapas, dagli Stati Uniti al Sud America). Il rafforzamento dei mezzi a disposizione (sito, frequenze, streaming, satellite) ha permesso alla radio – da sempre autonoma da partiti e sindacati, e dagli spot pubblicitari – di essere seguita ben oltre la Lombardia e le regioni limitrofe.
“Sono sicuro che questa cronaca narrativa avrebbe fatto felice Primo Moroni – sostiene Marco Philopat, che ha coordinato e intessuto il patchwork redazionale – non solo perché collaborò alla Radio ma perché è frutto di una conricerca e di un lavoro di elaborazione delle testimonianze di molti tra coloro che nel corso del tempo hanno partecipato al progetto della radio. Il risultato è una ricca miniera di idee e riflessioni per tutte le realtà controculturali italiane e non solo che lavorano in territori specifici, ma aperte a un respiro di sovversione globale”.
Aggiunge Umberto Gobbi della redazione: “Fin dalla sua nascita, la radio ha voluto essere libera e autogestita, si è considerata come un granello di sabbia nell’ingranaggio della costruzione del consenso. Una voce per le realtà di lotta costrette al silenzio. Con questo libro proviamo ad aggiungere uno strumento di riflessione sulle radici e sulle diramazioni che ci hanno condotto fino al presente. Uno sguardo al nostro passato per fronteggiare le sfide future più consapevoli dei mezzi cui disponiamo, proprio come afferma un personaggio di Milan Kundera ne Il libro del riso e dell’oblio: La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio. Questo volume non ha alcuna intenzione celebrativa, piuttosto vogliamo raccontare la storia della nostra comunità resistente, i momenti più importanti, le motivazioni fondamentali, le idee innovative e quei frangenti in cui la radio eseguiva un passaggio significativo per la sua crescita. La radio è diventata un soggetto visualizzato nelle sue innumerevoli differenze e che si muove come fosse una persona reale, un personaggio creato con la tecnica della scrittura, grazie a un complesso lavoro redazionale, con le numerose testimonianze che sono state trasformate dal personale al collettivo, dall’io al noi, fino ad arrivare alla terza persona. Così abbiamo provato a mettere la telecamera della macchina del tempo all’indietro, in mano alla radio, per dare uno sguardo, dall’alto delle sue antenne, anche sulla storia dei movimenti di questi ultimi trent’anni”.
L’onda d’urto è – come ben scrivono i giovani redattori che hanno raccolto le testimonianze orali – “il racconto corale di una comunità ribelle, un esperimento con una trama di flash, aneddoti, ricordi sfuocati, tessuta su un telaio di contaminazioni tra passato e presente, tra la memoria dei militanti storici e la rielaborazione di quelli più giovani. È un punto di vista parziale, prospettico, che si muove in un territorio preciso con un protagonista collettivo ben definito, una radio come un lago che raccoglie i suoi più minuscoli affluenti, è questa una storia che riguarda anche tutti coloro che ambiscono alla trasformazione dell’esistente. Negli anni ottanta, chi fondò Onda d’Urto lo fece perché aveva chiara la centralità che stava assumendo – con la discesa in campo di Berlusconi – l’informazione: prendeva sempre più forma la consapevolezza che fosse ormai diventata uno dei gangli principali della ristrutturazione del capitale e che porsi su questo piano volesse dire scontrarsi in termini di classe con il nemico. Oggi più che mai ci sembra importante il dibattito sulla capacità di costruire media antagonisti, in grado non solo di disarticolare la narrazione mainstream – ma anche di rovesciarne il sistema, incepparne la riproduzione infinita che oggi viviamo. La radio è uno strumento e un polo di aggregazione in grado di rilanciare in continuazione il conflitto sociale, una realtà sempre presente sui più svariati temi. Una piazza virtuale e fisica di mobilitazione. Uno spazio che può essere riempito di contenuti politici, ma anche culturali e musicali, capace di parlare ad aree eterogenee e intercettare sensibilità differenti all’interno della società”.
Un celebre concetto deleuze-guattariano ci consiglia di non fare la storia ma la geografia, non il punto della situazione ma la linea di fuga che ci permettono la creatività, proprio per non creare dei blocchi che favoriscono il sistema di controllo, per non fissare la territorializzazione che impedisce il divenire. La storia e la geografia dell’avventura di Onda d’Urto e questo libro dimostrano che questo timore non ha ragione d’essere se il sapere è frutto dell’esperienza delle lotte.
di Marc Tibaldi

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