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Re/search Milano
Tuttomilano, 18/24 giugno 2015 Re/search Milano la città underground
Un happening all’aperto di parole d’autore e musica (di Grazian, Los Picios e Pablito el Drito) festeggia il 18 giugno, nella piazzetta davanti alla Libreria Gogol & Company, la guida Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi, progetto editoriale corale realizzato dalla casa editrice di Marco Philopat, Agenzia X. Un’opera ipertestuale dedicata alla città meno conosciuta, lontana dai riflettori e assente dalle segnaletiche ufficiali: la Milano underground laboratorio di socialità e saperi. Realizzata in crowdfunding da oltre 120 milanesi, è stata composta in pochi mesi da ricercatori e artisti, intellettuali e attivisti, migranti e associazioni. Uscita un mese fa in italiano e in inglese, 320 pagine corredate da un sito di mappe interattive, costa 22 euro e comprende 4 sezioni. “Schede” narrative di 200 luoghi vibranti, selezionati escludendo grossi centri culturali e catene commerciali. Una trentina di “Percorsi” originali, dal “teatro” di Gigi Gherzi ai “centri sociali” di Marco Philopat. E, ancora, i bambini, le ciclofficine, gli hacker, i negozi di dischi, la Street art. Da non dimenticare gli “Sguardi d’autore” inediti: tra gli altri Dario Fo, Aldo Nove Gianni Biondillo, Giorgio Fontana, Paolo Cognetti, Vincenzo Latronico, Alessandro Bertante, Matteo Guarnaccia, Bruno Cartosio, Sergio Bologna. Infine, “Metix”, racconti meticci, a cura di Claudia Galal e Andrea Staid. Alla festa con Philopat, tra gli altri, ci sono Andrea Scarabelli, Marina Spada, Gabriella Kuruvilla, Marco Rossari, Matteo Speroni, Simone Mosca.
Gogol & Company, Via Savona 101, giovedì 18 ore 19/22, info 0245470449.
di f.f.
www.che-fare.com, 15 giugno 2015 Tracce di città. Occuparsi di temi urbani
Nel maggio 2015 è uscito Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi (Agenzia X, Milano 2015) un libro unico nel suo genere: una sorta di guida della città che promette, e mantiene, di mostrare “la Milano dei luoghi dove si produce cultura indipendente e underground e che sperimentano ogni giorno nuove forme di vita e di socialità, partecipazione e divulgazione dei saperi”; cioè, verrebbe da dire, la Milano che si mostra città: sono infatti questi processi intrinsecamente urbani, di cui abbiamo esperienza principalmente in città e di cui siamo piacevolmente sorpresi quando li incontriamo al di fuori di essa.
Di questi elementi, però, sentiamo sempre più spesso la mancanza, perché le nostre città sono sempre più il luogo della povertà e della polarizzazione sociale, dello sviluppo ineguale tra centro e periferia, dell’ingiustizia e delle discriminazioni. Le dimensioni che abbiamo evocato, insieme a molte altre, rendono lo studio dell’urbano particolarmente interessante ma anche cruciale, oggi: ci troviamo a vivere in un momento storico in cui non solo la dimensione urbana, soprattutto dal punto di vista della forma degli insediamenti, pervade gran parte del nostro territorio, ma rappresenta meglio di ogni altro artefatto lo sviluppo del capitalismo globale, delle sue contraddizioni e dei suoi conflitti.
Sia che si intenda lo spazio urbano come una piccola “società locale” per dirla con Arnaldo Bagnasco, sociologo urbano torinese, sia che, al contrario, si accolga l’ipotesi di una completa urbanizzazione della società, così come l’aveva immaginata Lefebvre nel 1970 ne La Révolution urbaine e come la concepisce ad esempio Neil Brenner, direttore del Urban Theory Lab ad Harvard, è sempre più importante ragionare sulla città e sul suo ruolo nel determinare i fatti sociali.
È necessaria una profonda e radicale riflessione su cosa rappresenta oggi la dimensione urbana, il carattere urbano della nostra società, anche individuando le “tracce” di città presenti sul territorio urbanizzato e utilizzarle per interpretare meglio la società e i fatti sociali. Questo, in una prospettiva che sappia tenere insieme al meglio la dimensione macro e micro dell’urbano, guardando in senso critico alle letture iperboliche della città (le città globali, le città gateway, super-diverse etc.) e sapendo però iscrivere in una cornice più ampia le pratiche urbane, quotidiane, minime, spesso invisibili.
Gli studi urbani rappresentano una variegata sotto-disciplina delle scienze sociali; comprendono, almeno, sociologia, geografia, antropologia, economia, scienza politica, urbanistica e hanno come oggetto principale del loro studio la città. Possiamo suddividere a grandi linee gli studi urbani in due approcci.
Il primo si occupa di fenomeni sociali che avvengono in determinati contesti urbani, e utilizza lo spazio (non necessariamente lo spazio urbano) come scenario dell’azione , analizzando i caratteri peculiari del contesto in cui questa si sviluppa. Un secondo orientamento considera la città (e le caratteristiche della vita urbana) come una variabile importante per interpretare i fatti sociali.
Ad esempio Allen Scott, geografo economico di Los Angeles, spiega come la concentrazione spaziale di attività legate all’economia cognitiva e culturale sia legata allo specifico bisogno dei lavoratori di costruire delle “comunità” urbane, che, tra le altre cose, sono in grado di trasmettere il capitale culturale locale nel tempo (tra le generazioni) e nello spazio (tra diverse comunità). In questo modo il geografo statunitense arriva anche a fornire strumenti interpretativi utili per la comprensione di altre realtà urbane.
Allo stesso modo, anche le forme di insediamento dei migranti – nelle grandi come nelle piccole città (si vedano i lavori recenti dell’antropologa Nina Glick Schiler) – così come la mobilità della classi alte (si veda ad esempio il volume curato da Andreotti e altri, uscito da poco) difficilmente possono essere interpretate e spiegate senza tener conto in maniera seria della dimensione urbana e territoriale oltre che delle caratteristiche dei contesti locali. Oggi più che mai se intendiamo occuparci di studi urbani non possiamo esimerci dal tendere verso questo secondo modello di studi urbani e guardare alla dimensione urbana come varabile chiave nella nostra interpretazione della società.
Accogliamo molto piacevolmente l’invito di cheFare a seguire una sezione specifica sui temi urbani, che vuole raccogliere brevi articoli di taglio divulgativo su temi legati alla città e alle sue trasformazioni.
Marc Graham (dell’Oxford Internet Institute) in un saggio del 2010 scrive a proposito delle città: “tra le altre cose, le città sono strati di mattoni, acciaio, cemento, memoria, storia e leggenda. Gli innumerevoli strati di ogni luogo si combinano in tempi e spazi diversi creando le caratteristiche culturali, economiche e politiche di un luogo, così come i suoi significati e interpretazioni”.
Rimanendo in questa metafora, la sezione che ci accingiamo a curare ha l’obiettivo, ambizioso, di contribuire a comprendere non solo le caratteristiche e i significati dei luoghi, e come si sono combinati i vari strati, ma anche che tipo di società dipende da certe combinazioni di strati e viceversa, quali meccanismi sono in grado di produrre diverse stratificazioni e con quali conseguenze.
Entrambe lavoriamo principalmente nelle università e crediamo che sia sempre più importante portare le nostre riflessioni fuori dall’università e dai centri di ricerca, per renderle fruibili a un pubblico più vasto, per mettersi in gioco, e per dialogare in particolare con i lavoratori della cultura e dell’innovazione sociale. Per fare questo abbiamo cercato di coinvolgere il più possibile i nostri colleghi, vicini e lontani, che studiano la città. Al dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca da quasi quindici anni viene portato avanti un dottorato di ricerca centrato specificamente sugli studi urbani al quale sono oggi iscritti più di 20 studenti e studentesse italiane e straniere: ci siamo rivolte a loro, prima di tutto, perché rappresentano le nuove generazioni di ricercatori e perché hanno uno sguardo non solo originale sull’urbano, ma anche innovativo e votato al futuro. Oltre agli studenti e studentesse di dottorato molte colleghe e molti colleghi hanno aderito alla nostra proposta, e ringraziamo tutte e tutti fin d’ora.
La sezione includerà temi molto diversi, che hanno come denominatore comune l’attenzione al contesto urbano. Cominceremo con una riflessione sull’intelligenza delle nostre città, per poi guardare al turismo condiviso e a come questo impatti sull’ambiente urbano. Tratteremo di maker-spaces e di gioco d’azzardo, di movimenti urbani e di fabbriche; di housing sociale, di conflitti e diversità.
Senza nessun tipo di confine, anzi, con l’auspicio che la riflessione possa espandersi oltre la città italiana, europea ed occidentale, non è però un caso che questo progetto nasca a Milano, oggi: una città che per molti e da alcuni punti di vista sta rinascendo, ma che, oggi più che mai, con Expo in corso, vive forti contraddizioni e conflitti, appunto, urbani.
Marianna D’Ovidio e Roberta Marzorati
Corriere della Sera, mercoledì 27 maggio 2015 Oltre il Duomo. La mappa alternativa di Agenzia X
Qui non si parla né del Duomo, né del quadrilatero della moda, Re/search Milano, è la guida per conoscere le viscere più nascoste della città. Marco Philopat, fondatore della casa editrice Agenzia X, propone un viaggio contromano nei luoghi dove si produce cultura indipendente, spazi pubblici dove la socialità e l’aggregazione, vengono prima di ogni logica di profitto. Dai micro palchi teatrali, alle librerie, dalle ciclofficine ai centri sociali, dalle vie della street art agli scantinati che diventano gallerie d’arte. Più di ottocento luoghi d’incontro che raccontano una Milano che vibra sotto pelle. Il tutto proposto in forma ipertestuale, una mappa psicogeografica che monta e smonta pezzi della città, per attivare nuovi percorsi e connessioni. Il lavoro di ricerca ha coinvolto 140 milanesi, dai ragazzi del laboratorio di scrittura creativa dell’Agenzia X, ad a artisti come Dario Fo, Mauro Pagani, Gigi Gherzi, Marina Spada. «Abbiamo chiesto aiuto alla sensibilità degli scrittori che vivono qui: via Padova è raccontata da Matteo Speroni, Paolo Sarpi da Gabriella Kuruvilla, mentre Paolo Cognetti dialoga con la Fabbrica del gas e Ivan Carozzi parla di quando il Pdl ha perso a Milano». Un percorso emotivo e letterario, affidato a ciceroni visionari, ma anche a schede che descrivono i luoghi e la loro storia, duecento manufatti realizzati che incrociano interviste e interventi.
Tra le finestre della guida c’è anche «Metix», i luoghi del meticciato dove s’incontrano i nuovi milanesi. «Sono più un quarto gli abitanti che provengono da altri paesi, i loro luoghi sono le strade e le piazze dove si fa rap e hip hop, i campetti di calcio o basket, ma anche il parco Trotter e i muretti dello skateboard, da quello di San Babila a Quarto Oggiaro». Uno sguardo obliquo che mostra l’altra faccia della metropoli, una «Milano a testa in giù» che riflette sulla città dell’Expo. «Al posto di criticarlo mettiamo le nostre energie in qualcosa di più interessante, ad esempio la versione in inglese della guida che, con l’aiuto del crowdfunding, dovrebbe uscire nelle librerie a luglio».
di Livia Grossi
lacittanuova.milano.corriere.it, 12 maggio 2015 Mia nonna abitava in via Paolo Sarpi
Pubblichiamo in anteprima il racconto di Gabriella Kuruvilla contenuto nel libro Re/Search Milano, in uscita il 15 maggio 2015 con la casa editrice Agenzia X.
Dalla fine degli anni novanta, di giorno e a volte anche di notte, mia nonna se ne sta sempre lì. Seduta sulla poltroncina in vimini, davanti alla finestra della sala, a guardare fuori: non il cielo e non i palazzi, ma la via. Cioè proprio l’asfalto della strada, su cui è nata e cresciuta. La sua strada. Via Paolo Sarpi. Che adesso è pedonale, percorsa soprattutto da persone, biciclette e carrellini. Mentre un tempo, il suo tempo, era aperta al traffico: qualsiasi traffico, soprattutto di mezzi a motore. Che impregnavano l’aria di un mix insalubre, fatto principalmente di suoni di clacson e di gas di scarico. Adesso, invece, i mezzi a motore che passano in questa via sono pochissimi: taxi, ambulanze, macchine delle forze dell’ordine e auto dei residenti, più che altro. Ma non è questo che la preoccupa e la disturba, anzi: le piace l’idea che la sua strada si sia quasi trasformata in un grande marciapiede. C’è più silenzio e meno smog, dice.
Però ci sono troppi cinesi, aggiunge. È questo che la preoccupa e la disturba. In realtà, più che dire: “Ci sono troppi cinesi”, borbotta: “Quand la mèrda la munta in scagn o la spüssa o la fà dann”. La cui traduzione esatta sarebbe: quando la merda sale in cattedra o puzza o fa danni. Non esattamente un’espressione raffinata e gentile, quindi. Che però, ripulita e corretta, significa: “Guardati dai miserabili che diventano potenti”. I miserabili diventati potenti, in questo caso, per mia nonna, sono i cinesi che hanno rilevato quasi tutti i negozi del quartiere: che originariamente si chiamava el burg de scigulatt, cioè il borgo degli ortolani, e che adesso lei chiama el burg dei müss giald. Mia nonna i cinesi li aveva visti arrivare, alla spicciolata, uno-due-tre-quattro, intorno agli anni venti. Quando era solo una bambina. Poi li aveva visti aumentare, dieci-venti-trenta- quaranta, quando era diventata una ragazza. Infine li aveva visti quasi moltiplicare, cento-duecento-trecento-quattrocento, quando si era trasformata in una donna. Ma è dalla fine degli anni novanta che le sembrano migliaia. Ed è da allora che non scende più in strada.
Ho provato a spiegarle che qualche negozio italiano, circa una ventina su cinquecento, è rimasto: ma lei, niente. Se ne sta sempre lì, arroccata dentro il suo trilocale al terzo piano di un palazzo di ringhiera del primo Novecento ristrutturato. Un palazzo che era popolare e che adesso è di lusso, dove un tempo conosceva tutti e dove ora non conosce nessuno. Anche perché molti di quelli che conosceva sono morti. E nelle loro abitazioni sono andati a viverci degli italiani, che fanno lavori come il grafico, l’attore, lo scrittore, il regista, il fotografo, il pittore, il giornalista o l’architetto. Dei creativi, secondo molti. Degli scansafatiche, secondo lei: “Per pacià pacioten, per bev bevoten, l’è per laurà che barboten” spiega. In più, da quando ha scoperto che il suo vicino di casa è un avvocato, per non correre il rischio di incrociarlo, non va nemmeno più sul ballatoio per dare l’acqua ai fiori, stendere i panni o sbattere la tovaglia. Quando le ho chiesto come mai mi ha risposto: “El stà mej un ratt in buca al gatt che un puarèt in di man d’un aucatt”. Fine del discorso: anche perché di solito lei usa il milanese quando vuole buttar lì una sentenza che tronchi definitivamente qualsiasi tipo di conversazione.
Il fatto che non esca mai, comunque, mi crea qualche problema, dato che non sono la sua badante, una che si occupa di lei a pagamento, ma sua nipote, una che la va a trovare per affetto: l’unica, perché lei non vuole che a casa sua entri nessun altro. Oltre a me. Cosa che più che un privilegio mi sembra una sfiga. Ma tant’è. Quindi anche oggi le ho portato la spesa a domicilio. E, anche oggi dovrò cucinarle qualcosa. “Cosa vuoi mangiare?” le chiedo. Ben sapendo che lei mangia solo risotto, cotoletta, ossobuco e fritto misto: “Alla milanese”. “Una cutuleta” mi risponde. Ci sediamo a tavola, pranziamo e come al solito io mi ubriaco. Perché con lei si può bere solo vino, mai acqua: “L’acqua la fa mal, la bev dumà la gent de l’uspedal” mi dice ogni volta che tento di versarmene un bicchiere. Appena abbiamo finito, mentre io sparecchio e lavo i piatti, lei torna lì: seduta sulla poltroncina in vimini, davanti alla finestra della sala, a guardare la strada. E, come al solito, commenta: “L’è minga più cume un temp”. Intervallando questa frase con delle esclamazioni semplici e ripetitive come “U signur, u signur, u signur!” o più complicate e varie come “U signur d’amur aces”. E, nel frattempo, sta con le mani in mano. Proprio lei che non stava mai con le mani in mano e che mi diceva: “Maria, sü de doss, sta minga lì cui man in man”.
Mi fa una certa impressione vederla così. Quindi, appena ho finito di sistemare il pranzo e la cucina, la saluto e le dico: “Ci vediamo domani”. “Ven chi ai set ur” ribatte. Io, che avevo già aperto la porta, rimango ferma sulla soglia, mi giro di scatto verso di lei e presa da un attacco di panico urlo: “Oggi?”. “Sì.” “Perché?” “Andém fora” mi risponde. “Eh?” le chiedo. “E dove vorresti andare?” aggiungo. “A cena: là” mi dice, spiaccicando l’indice contro il vetro della finestra e indicando un ristorante. Cinese. E lì di cinese non c’è solo l’insegna, ma sono cinesi anche i camerieri, i cuochi e i piatti. Lo so perché io ci vado, ogni tanto. Ma che sarei potuta andarci con lei non l’avrei mai immaginato. “Sicura?” le domando. “Sì” mi risponde. “Ma vuoi andare a cena dai magnacàn?” le dico. Lei da sempre chiama i cinesi magnacàn, convinta che il fatto che mangino cani non sia un pregiudizio ma una verità. “Sì” mi risponde. “Ok, allora passo alle sette: fatti trovare pronta” le dico. E me ne vado. Quando torno, alle sette, non solo è pronta ma è pure davanti al portone. E mi sta aspettando. È vestita di tutto punto: cardigan, gonna e decolté blu, camicia bianca e, tra i capelli, due mollette dorate con i brillantini. I suoi 98 anni, in questo momento, li porta davvero bene. Si appoggia al mio braccio e ci incamminiamo verso il ristorante. “Questo?” le chiedo nuovamente. “Sì.” Non riesco proprio a crederci. Il cameriere ci fa sedere a un tavolino, tra lanterne rosse e fontane di pietra, e ci porta il menu. Io ordino il solito, involtini primavera e spaghetti di soia, mentre lei chiede le lingue di anatra. A questo punto era meglio mangiasse cani, penso. “Sei sicura?” le domando. “Te sé nüiusa m’el pan de meij” mi risponde. Usando un complimento che mi fa da sempre. “E da bere, vi porto dell’acqua?” chiede il cameriere. “L’acqua la fa mal, la bev dumà la gent de l’uspedal” gli risponde. “Ci porti una bottiglia di Traminer, grazie” intervengo io. Mia nonna è morta quella notte, non di indigestione ma di vecchiaia. Nel sonno, sorridendo: ma forse la sua era una smorfia.
Fahrenheit (Radio3), 11 maggio 2015 Città con vista sul futuro
Cosa succede alle diverse realtà che coesistono nei tessuti urbani quando i grandi eventi vogliono ridisegnare le città? È possibile pensare ad un cambiamento che riguardi anche le periferie, e gli spazi e le persone marginali e marginalizzate? Lo chiediamo a Alessandro Bertante tra gli organizzatori di OFFICINA EXPO e tra gli ideatori del progetto Re/search Milano della casa editrice Agenzia x (in uscita il 15 maggio), all’urbanista Stefano Boeri e a Helena Janeczek, scrittrice ed editor. Ascolta il postcad
il manifesto, 8 aprile 2015 Re/search Milano
Re/search Milano, nuovo progetto di Agenzia X. Ne parliamo con Alessandro Bertante, scrittore e critico letterario, tra i primi sostenitori del progetto.

Economia, finanza, condizione sociale nei tuoi libri emergono in maniera forte e materialista nell’accezione migliore, quali sono i cambiamenti che noti maggiormente nella Milano spezzata di questi anni?
Milano negli ultimi trent’anni è cambiata in modo radicale, era la capitale dell’industria pesante e ora è diventata centro nevralgico, di forza europea, del terziario avanzato italiano. Questi sono cambiamenti strutturali che a cascata si sono riprodotti in tutto il tessuto sociale cittadino. Ciò ha determinato anche dei cambiamenti geografici e umani, sono venuti meno i luoghi di aggregazione propri delle periferie, di matrice popolare, e allo stesso tempo nei luoghi di aggregazione del centro città è venuta meno la forza propulsiva della borghesia milanese, che ha smarrito la sua parabola produttiva e culturale. Milano è stata sempre una città di borghesia culturalmente avanzata e progredita. Adesso non lo è più. La crisi della borghesia milanese è la crisi della sua città, del suo modello imprenditoriale. Questo è un dato di fatto che anche partendo dalle realtà underground non si può far finta di non vedere.

Viale Monza e via Padova – e il reticolo di vie che ci stanno in mezzo, dove hai ambientato Estate crudele – iniziano da Piazzale Loreto. I partigiani decisero di appendere Mussolini a Piazzale Loreto, e da Piazzale Loreto fino a Sesto e Crescenzago si possono trovare moltissime lapidi che ricordano la lotta dei partigiani. Si è combattuto molto in quella zona della città. Cosa sono i luoghi della memoria in una metropoli in continua mutazione?
I partigiani scelsero Piazzale Loreto perché venti giorni prima proprio lì ci fu un eccidio fascista. In quella zona – da Casoretto a Lambrate a Crescenzago – la presenza comunista è stata sempre forte. Per essere corretti è una zona popolare, operaia e comunista, non è un caso che la Volante Rossa venga da li, così come la Banda Bellini. In merito ai luoghi della memoria va segnalato che nessuno sa di preciso in quale parte di Piazzale Loreto fu appeso Mussolini. Le foto d’epoca non rendono merito al luogo perché la piazza ha subito uno stravolgimento dagli anni Cinquanta. In molti pensano all’angolo con Via Brianza, invece la pompa di benzina che si vede nelle foto d’epoca era proprio in mezzo alla piazza, un punto strategico che portava alle grandi industrie di Sesto, ma anche ai piccoli opifici artigianali di 10–15 dipendenti tra viale Monza e via Padova, che esistono tutt’ora. Milano ha smarrito la memoria e l’orgoglio della propria storia, questo è un dato tristemente oggettivo. I luoghi ci sono ancora, così come le lapidi che ricordavi, ma sono sperduti, sono squarci di una rappresentazione che non ha più seguito. E non è un caso che – rimanendo in quella zona, ma parlando di memorie più recenti – proprio in quel quartiere si siano concentrate le esperienze più significative dell’underground degli anni Ottanta e Novanta, non è un caso che al posto della sede storica del Leoncavallo ora ci sia un anonimo palazzo e non è rimasto alcun segno, alcuna traccia di quello che fu uno dei centri sociali occupati più importanti – come storia, sviluppo e realtà ed esperimento umano e politico – e più famosi d’Europa. Le lapidi dei partigiani rimangono perché non possono toglierle, il resto viene occultato. Così è successo anche all’Isola, dove non esiste alcuna memoria delle esperienze più significative della scena underground, come la Pergola e il Garigliano. Non mi stupisce che questa città si liberi facilmente della propria memoria, cambiano velocemente aspetti estetici, tessuto sociale, e si smarriscono i simboli. In poco meno di cinquant’anni Milano ha rimosso persino la sua memoria dell’acqua! Milano era una città d’acqua quasi quanto Venezia, acque sotterranee e di superficie, reticolo di corsi d’acqua naturali e artificiali, fiumi, canali, darsene, navigli, fontanili e risorgive.

«Non si ha genio senza ibridazione», scriveva già negli anni Settanta Gianni Brera, milanese d’altra epoca, liquidando in anticipo tutte le fobie identitarie e localistiche. Credi alla genialità dell’ibridazione e alla felicità del meticciamento?
Credo senz’altro nell’ibridazione, non so se questa poi porta alla genialità. Genialità è un termine che uso sempre con molta parsimonia perché è pericoloso. La storia di Milano è la storia dell’ibridazione, non esiste un milanese che abbia tutti i quattro nonni nati a Milano, perché l’immigrazione è stata così massiccia, così continua e così varia, con arrivi da tutte le regioni d’Italia. Parlare di identità a Milano fa sorridere perché già nei tempi precedenti alla rivoluzione industriale era una città famosa per i milanesi ariùs, i forestieri che ne assumevano la filosofia di vita, imprenditoriale e culturale, arricchendola però di nuovi apporti. L’integrazione con l’immigrazione del sud è evidente a Milano, a differenza di Torino dove ancora ci sono quartieri “meridionali” e quartieri “non-meridionali”, e lo si avverte anche nella lingua parlata. Dal Novecento si stabilizza una forte comunità eritrea e poi quella cinese, fino alla compresenza attuale di centinaia di lingue e idiomi. Milano prospera in quello che i nazisti chiamano in maniera spregiativa meticciato. L’ibridazione è un nostro orgoglio e credo che lo sia ancora. Una matrice di accoglienza a Milano resiste ancora, anche se più sfumata.

Attraverso i paesaggi linguistici. Da Franco Loi (poeta che ha dato lustro al dialetto milanese nella seconda metà del ‘900, e che guarda caso è un genovese-sardo trapiantato nella Milano operaia degli anni Trenta; un poeta non-identitario, della memoria non delle radici…) e i nuovi scrittori della narrativa migrante.
Loi ha avuto il grandissimo merito di riproporre quella lingua splendida che è il milanese, dialetto usato da grandi poeti dell’Ottocento e del Novecento, dal Porta a Tessa. Antichi sostrati e nuovi idiomi regalano una scossa alla lingua, anche se non conosco di persona scrittori della narrativa migrante milanese, questa esiste sicuramente, mi vengono in mente Pap Khouma, originario del Senegal, e Randa Ghazi, di famiglia egiziana, che però è nata in Italia e ha avuto una scolarizzazione italiana. Siamo ancora indietro nella valorizzazione della narrativa migrante di prima e seconda generazione, sia in lingua originale sia in lingua di adozione. Sarebbe bene che qualcuno indagasse questo fenomeno e questa mancanza.

In Magia rossa, uno stupendo romanzo degli anni ‘80, Gianfranco Manfredi racconta della Milano di fine ‘800, tra scapigliatura, esoterismo e moti rivoluzionari. Che rapporto ha Milano con la sua storia letteraria?
Sì, Magia rossa è un bel libro! Più recente, ma sempre di ambientazione ottocentesca, nella Milano risorgimentale delle Cinque giornate, notevole è anche Una storia romantica di Antonio Scurati. Quello tra Milano e la sua storia letteraria è un rapporto che si sta rinsaldando. Ci sono molti scrittori che attingono a piene mani dal periodo del secondo dopoguerra, degli anni Sessanta e Settanta. Forte è il richiamo – soprattutto per gli scrittori di genere – della lezione di Scerbanenco, che ha ambientato a Milano tutti i suoi romanzi più importanti. Poi mi vengono in mente scritture diversissime come quelle di Hans Tuzzi e di Marco Philopat, che con la Banda Bellini e Costretti a sanguinare racconta della storia recente, che però è una storia molto novecentesca. A causa delle accelerazioni e dei mutamenti degli ultimi anni questi romanzi sembrano ambientati in un altro mondo. Questo l’ho percepito leggendoli ai miei allievi.

Le lotte fordiste e le lotte/non-lotte di oggi… hai scritto un libro «contro« il ’68 e uno su Re Nudo, momenti ed esperienze significative per Milano.
In effetti sono due libri molto legati. Ho scritto Contro il ’68 dopo aver finito il giro di presentazioni di Re nudo, proprio perché mi sono reso conto che chi aveva attraversato quegli anni non capiva, rimaneva con il proprio orgoglio iconografico che ha bloccato le generazioni successive. Da lì ho iniziato a distinguere quello che fu il biennio delle lotte operaie del ’69 – che portò al rifiuto del lavoro – da quello che fu invece il ’68 studentesco e, a mio avviso, borghese. Questa è la matrice politica con cui io ho scritto Contro il ’68, che è una critica da sinistra al ’68, che considero un movimento borghese e reazionario che ha creato una nuova classe dirigente, i nuovi quadri imprenditoriali del terziario avanzato che negli anni Ottanta sono responsabili del grande sacco del mondo del lavoro, molti sposando la forza del Partito Socialista. Ma tornando rapidi al contesto di trasformazione sociale da cui eravamo partiti e alla funzione della borghesia, tutt’ora questi ex-sessantottini sono saldi ai propri posti. E sono gli stessi che hanno propagandato la narrazione nefasta che ha impedito alle generazioni successive di crearsi una propria storia e un proprio immaginario.

A proposito di immaginario, il Parco Lambro che, guarda caso, è laggiù in fondo a via Padova/via Palmanova, grazie ai Festival del proletariato giovanile che lì si svolsero negli anni ’70, secondo te è un luogo della memoria collettiva? Di Milano, ma non solo.
No, è stato completamente rimosso! Ma il Festival del ’76 fu un momento fondamentale, che fece da detonatore delle contraddizioni di cui dicevo prima. Il proletariato giovanile con le parole d’ordine dei sessantottini borghesi non andava d’accordo. Emersero le conflittualità che poi generarono il movimento del ’77, che invece fu veramente un movimento antagonista, antagonista anche al ’68 e non continuazione come vorrebbero alcuni. Il ’77 non fu uno sviluppo del ’68, ma fu l’antitesi dialettica. Fu un momento di grande esplosione di creatività, che poi sfociò anche in violenza, come spesso succede. Nessuno ricorda Parco Lambro in quanto sede del festival del proletariato giovanile, in cui Re nudo ebbe importanza fondamentale anche a livello organizzativo.

Milano era/è la capitale dell’editoria italiana, cosa noteresti di nuovo su questo rapporto?
Ne parliamo proprio nel momento in cui è stata comunicata la notizia della possibile acquisizione di Rcs da parte del gruppo Mondadori. E in questo non c’è nulla di nuovo, è la fine di un processo che è in atto da almeno quarant’anni. Venticinque anni fa tutti gli editori che ora fanno parte dei due colossi erano editori indipendenti. Bompiani era Bompiani, Einaudi era Einaudi, Garzanti era Garzanti. La centralizzazione a cui siamo arrivati ha creato questa sostanziale oligarchia. Chiunque studi la storia sa che questi processi prima di una possibile disintegrazione tendono all’abbassamento finale. Questi due blocchi che adesso si uniscono creando un mostro con il 40% della produzione nazionale non è altro che la fine di un processo economico in atto da molti anni e a cui nessuno ha mai tentato di porre un freno. Gli appelli di questi giorni mi sembrano intempestivi e maldestri, certo è che questo apre un grosso problema per quanto riguarda questioni economiche e per la capacità ricattatoria nei confronti della distribuzione, ma anche degli autori. Credo però che questa storia non finirà così, ci sarà qualcuno che riuscirà a sgattaiolare via, staremo a vedere.

A chi pensi se dico Milano e poesia/narrativa, ad Alessandro Manzoni o a Nanni Balestrini, ad Arrigo Boito o a Alda Merini, a Giuseppe Parini o a Giovanni Raboni…
L’immagine che ho di Milano è la metropoli, per cui sicuramente penso di meno a Manzoni e più a Balestrini. Ma ancora di più mi piace la Milano profonda, quella che non ti aspetti, che ti tradisce, che ti lusinga, quella meno conosciuta ma che ancora esiste e che riesce a stupirti quando scavi un po’ di più. Quella Milano secondo me funziona come dispositivo di narrazione. Non c’è mai stata letteratura legata alla Milano da bere e del fashion, non è suggestiva né evocativa. I romanzi riusciti sono quelli che scavano nella metropoli, nella Milano underground.

Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi è il progetto editoriale più complesso e collettivo che Agenzia X ha mai proposto al pubblico. 120 milanesi, 120 artisti, intellettuali, militanti di centri sociali, giovanissimi migranti e molti altri rappresentanti della Teppa di Gutenberg, hanno partecipato alla stesura di un libro di 500 pagine che uscirà il 13 maggio. Alessandro Bertante è stato uno tra primi a rispondere al nostro appello per un guida underground d’autore sulla Milano lontana mille miglia dalla segnaletica ufficiale in vista di Expo. L’8 aprile scade il termine per il crowdfunding, la prevendita del libro e altre forme di sovvenzionamento, per tradurre il libro in inglese e diffonderlo a livello internazionale. http://www.eppela.com/ita/projects/2640/research-milano.
di Marc Tibaldi
Abitare.it, 1 aprile 2015 È in uscita la guida alla Milano underground
Sarà in libreria a maggio Re/Search Milano, una guida polifonica e ipertestuale alla Milano meno conosciuta, realizzata da Agenzia X in collaborazione con oltre un centinaio di artisti, ricercatori e professionisti
Tutto quello che avreste sempre voluto sapere su Milano ma non avete mai osato chiedere (o non vi hanno mai detto): gli aspetti meno conosciuti e commerciali, più nascosti e underground, quelli che solitamente sfuggono alle guide turistiche tradizionali, sono raccontati da oltre un centinaio di artisti, ricercatori e professionisti, ognuno con il suo differente stile e punto di vista, in Re/Search Milano. Mappa di una città a pezzi, in uscita a maggio per Agenzia X.
Un libro non solo polifonico ma anche ipertestuale, collegato a un sito di mappe interattive e articolato in quattro diverse sezioni, che disegna originali e interessanti tracciati e scenari metropolitani, alternando parti più informative (le “Schede” descrivono oltre cento luoghi mentre “I percorsi” indagano diverse realtà presenti sul territorio) ad altre più narrative: “Metix” dà voce ai migranti e ai figli dei migranti, che oggi costituiscono più di un quarto della popolazione milanese, mentre gli “Sguardi d’autore” raccolgono i racconti (spesso autobiografici) di alcune delle più rappresentative “penne” milanesi, tra cui il premio nobel Dario Fo, lo scrittore Gianni Biondillo, la regista Marina Spada e il musicista Manuel Agnelli (solo per citarne alcuni). A questo progetto, in divenire e in condivisione, chiunque può contribuire. In due modi: inviando idee, proposte e consigli a press@agenziax.it o sostenendo la campagna di crowdfunding, attiva fino al 4 aprile, attraverso cui si possono anche acquistare le illustrazioni realizzate per l’occasione da 25 artisti milanesi, esposte a Milano – in via Atto Vannucci 3 – presso il Tornio di Agenzia X.
di Gabriella Kuruvilla
Corriere.it, 30 marzo 2015, Ri-trova la Milano underground
«Produci-consuma-crepa», cantavano i CCCP a metà degli anni ’80: epoca in cui l’edonismo di stampo reaganiano, ovvero un mix di individualismo-neoliberismo- egoismo, oltrepassava i confini degli Stati Uniti e veniva proposto in tutto l’Occidente come un modello di vita mentre Milano, nel frattempo, diventava “Milano da bere”, cioè la città degli happy hour, le ore felici dedicate al piacere, spesso rintracciabili in fondo all’ultimo cocktail, che scattavano intorno alle sette di sera, come giusta pausa – premio-anestesia, dopo una presumibilmente dura e frenetica giornata di lavoro.
Oggi, a quasi 30 anni di distanza, c’è la crisi economica: si crepa uguale ma spesso un po’ più poveri, in molti avendo certamente prodotto e consumato di meno. Eppure Milano, ancora adesso, viene molte volte immaginata, e anche raccontata, come la città di allora: dopo le mille luci di New York, ci sono le mille luci di Milano (che vanno da quelle delle vetrine dei negozi a quelle delle sfilate di moda, senza dimenticare quelle dei supermercati, degli uffici e delle discoteche). Mentre, in realtà, Milano è anche un’altra: più all’ombra, più sconosciuta, più imprevista, più anticonformista (o più underground) e sicuramente più complessa e più variegata. Capace, come un caleidoscopio, di apparire continuamente diversa a seconda di come, di dove e di quando la si guardi. Essendo anche una metropoli in continua mutazione e in continuo movimento.
Ed è proprio a queste sue mille anime, che spesso coincidono con mille luoghi, che si rivolge, per mapparle e narrarle, Re/ Search Milano: una guida ipertestuale di Milano, realizzata da Agenzia X in collaborazione con più di un centinaio di ricercatori, artisti, studiosi e professionisti. Che insieme, ognuno con il suo specifico linguaggio, contribuiscono a disegnare una mappa di Milano alternativa a quella indicata dalla segnaletica ufficiale. Il libro, in uscita a maggio, è collegato a un sito di mappe interattive ed è diviso in quattro sezioni: le “schede descrittive” illustrano oltre duecento luoghi, da cui sono volutamente escluse le grosse istituzioni culturali e le grandi catene commerciali; i “percorsi” indagano vari temi (bambini, skate, ciclofficine, street art, hacker, architettura, musica live, teatro, cinema, anni ’70, maker, resistenza, negozi di dischi ed etichette discografiche, cucina e alimentazione naturale, centri sociali, fotografia, arte, LGBT friendly, viaggio situazionista, femminismo, hip hop, moda, poesia, swing e archeologia industriale-periferia nord) affidati a differenti esperti dei settori.
Gli “sguardi d’autore” sono brevi racconti su diverse zone della città, che portano la firma di alcune rappresentative penne milanesi, come Dario Fo, Gianni Biondillo, Vincenzo Latronico e Marina Spada (solo per citarne alcuni); “metix” pone invece l’attenzione sui migranti e i figli dei migranti, che oggi costituiscono più di un quarto della popolazione milanese, dando spazio alle loro voci e descrivendo i loro luoghi. Ma Re/Search Milano è anche un progetto in divenire e in condivisione: chiunque abbia idee, proposte e consigli per ampliare questa mappatura della città può scrivere a press@agenziax.it, mentre chi voglia sostenere la campagna di crowdfunging, attiva fino al 4 aprile e finalizzata alla pubblicazione dell’edizione inglese e della versione digitale, può andare sulla piattaforma di Eppela e scegliere tra le varie “ricompense” (si va dai dieci euro, per una copia in anteprima di Re/Search Milano, ai mille euro del socio sostenitore, che danno diritto a 5 copie Re/Search Milano, una stampa firmata di un illustratore, 10 libri del catalogo AgenziaX, un abbonamento annuale a tutte le uscite di Agenzia X, un tour per le strade di Milano con un redattore di Re/Search Milano e una passeggiata dalla notte all’alba sulla montagnetta di San Siro in compagnia di tutta la redazione).
di Gabriella Kuruvilla
Repubblica.it, 29 marzo 2015 Percorsi alternativi per i giorni dell'Expo
«ZONA di partite iva/ di progetti a contratto/ di foto del gatto/ postate su Facebook». La poesia di Aldo Nove è molto più lunga, ed estrarne un frammento è certamente ingeneroso: serve però a dare l'idea di cosa hanno in mente i redattori di agenziax. it, più che casa editrice «laboratorio editoriale che pubblica libri». Il progetto si chiama Research Milano. Mappa di una città a pezzi, ed è destinato a vedere la luce nei giorni dell'Expo. Cosa sarà? Una "guida ipertestuale", certo, ma anche un esperi- mento narrativo a più voci: si parte da duecento luoghi, in precedenza esplorati psicogeograficamente (come fecero i surrealisti e, più di recente, dagli autori del libro e documentario Sacro Gra) e scelti fra migliaia. Si prosegue con le narrazioni tematiche di esperti: infanzia, hackeraggio, skate, architettura, moda.
Si rilancia con gli interventi d'autore, preferibilmente a carattere autobiografico (fra gli altri, Giorgio Fontana, Dario Fo, Paolo Cognetti, Alessandro Bertante, Vincenzo Latronico, Gianni Biondillo, Ivan Carozzi. Matteo Guarnaccia). Si conclude con Metix, sezione dedicata a brevi racconti orali di ragazzi di prima o seconda generazione migrante, che realizzeranno una mappa della Milano che attraversano ogni giorno. Research Milano sarà un libro e un sito, e nella raccolta fondi in crowdfunding su Eppela (finalizzata alla realizzazione del sito e di una app per accedere ai diversi percorsi) ha già racimolato oltre duemila euro sui cinquemila prefissati. Perché non contribuire?
di Loredana Lipperini
Iodonna.it, 25 marzo 2015 Re/search Milano disegna un percorso di visita del capoluogo meneghino underground
Il libro Re/Search Milano, volume che si propone di offrire ai visitatori un'esperienza turistica della città meneghina alternativa e anticonformista, uscirà solo fra qualche settimana. Già aperto il crowdfunding per fare una traduzione in lingua inglese. In attesa ci si può gustare una gallery con le illustrazioni che saranno in mostra fino all'8 aprile in via Vannucci a Milano
Il libro Re/Search Milano doveva essere una piccola guida ai luoghi culturali alternativi e meno noti di Milano, rivolta ai visitatori di Expo2015 più in vena di esplorazioni. Finché tra ricerche, topografie ragionate e percorsi narrativi, si è trasformata in un volume di 500 pagine con mappe, illustrazioni e racconti d’autore su una sorprendente Milano underground di ieri e di oggi. Il libro Re/Search Milano. Mappa di una città a pezzi uscirà a maggio per Agenzia X edizioni, ma le sue visioni urbane si possono già immaginare attraverso le illustrazioni che vedete in queste pagine, opere di artisti affermati ed emergenti, in mostra fino all’8 aprile nella sede di Agenzia X in via Vannucci 3. Interpretazioni di una città capovolta, con il cielo al contrario, “dove si attraversano tempi intimi e spazi psichici per percepire nuovi scenari”, scrivono i curatori.
Emanuela Zuccalà
Carmillaonline.com, 24 marzo 2015 Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi
Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi, è una guida ipertestuale fuori formato realizzata da un collettivo di oltre 120 cittadini milanesi che uscirà, per Agenzia X, a ridosso dell’apertura dell’Expo. Un progetto editoriale a più tappe che racconta la metropoli più sconosciuta e vivace, quella che si esprime nelle situazioni senza luce mediatica puntata addosso, estranea al mostrismo del grande evento.

Re/Search Milano
“Cartografare contrade a venire”, sostenevano Deleuze e Guattari. Mappare non per rendere fisse le situazioni, ma per creare linee di fuga, metterle in divenire, in evoluzione. Questo è il programma di Re/search Milano. Cartografia, ricerca, guida ipertestuale, mappatura di forme e stili di vita molteplici e distanti, eppure in sintonia sensibile tra di loro, in attesa di connessioni impreviste che producono nuove visioni e progetti, formule di socialità, partecipazione e divulgazione dei saperi.
Il progetto è partito nel giugno scorso da un gruppo di giovani nato all’interno della redazione di Agenzia X che ha mappato 800 luoghi di incontro, di produzione culturale e di aggregazione spontanea a Milano e nel suo hinterland, una panoramica sugli spazi pubblici che tentano di mettere in secondo piano i vincoli commerciali. L’idea ci era venuta per non subire passivamente il grande evento che ci attendeva, dopo aver tentato di opporci, volevamo ribaltare la visione della vetrina di Expo. Inizialmente le parole chiave erano: underground e ricerca. Ci chiedevamo se avesse ancora senso interrogarsi sul significato di questi due termini. Molti anni fa la critica al conformismo aveva trovato i suoi più irriducibili portavoce nelle controculture dell’underground, ma la lenta trasformazione della società dallo stato solido a quello liquido ha in seguito prodotto una seconda rapida mutazione: il liquido già inafferrabile è diventato improvvisamente vapore, gas, aria invisibile, senza nemmeno un colore. Sociologi, intellettuali, giornalisti sono tutti concordi nell’affermare che l’underground ha smesso di fornire elementi di appartenenza specifici in grado di catalizzare intorno a sé gruppi di oppositori o sognatori.
Eppure, gli 800 luoghi mappati ci raccontavano un’altra storia, nella lista appariva una moltitudine di laboratori creativi, piccole librerie, officine multimediali, macchine di produzione d’immaginari non omologati, scantinati che diventavano spazi espositivi, micro palchi calpestati da decine di band ogni settimana, centri di sperimentazione sociale che quotidianamente offrivano strumenti culturali, negozi che si trasformavano in luoghi di socialità, street art e poesia che tentavano l’invasione nelle strade, posti di lavoro ibridi dove finalmente ci si parlava, associazioni di quartiere che difendevano il territorio, sedi culturali di comunità etniche, gruppi informali che organizzavano iniziative temporanee nelle piazze.
“…la Milano profonda, quella che non ti aspetti, che ti tradisce, che ti lusinga, quella meno conosciuta ma che ancora esiste e che riesce a stupirti quando scavi un po’ di più. Quella Milano che funziona come dispositivo di racconto. Non c’è mai stata letteratura legata alla Milano da bere e del fashion, non è suggestiva né evocativa. I romanzi riusciti sono quelli che scavano nella metropoli, nella Milano underground”. (Alessandro Bertante, uno dei primi scrittori che ha risposto al nostro appello per partecipare a Re/search Milano)

La redazione
Una città sommersa, attraversata ancora di più di un tempo da emarginati, bohemien, dissidenti, minoranze etniche, lgbt, senza casa, extralegali, squattrinati, avventurieri e libertari. Tutti questi soggetti erano i promotori dei luoghi da noi mappati e, anche se accomunati dalla negazione dei ritmi di vita e dei valori mainstream, in pochi si conoscevano tra loro. Erano pezzi di città divisi, a mille miglia uno dall’altro. A quel punto, sorpresi dal numero e dalla vivacità riscontrata abbiamo continuato a rifletterci, evidentemente serviva una ricerca più approfondita sui dati che avevamo raccolto. Così i redattori sono diventati ricercatori, passo dopo passo per le strade della città a raccogliere informazioni più dettagliate, coinvolgere amici, creare connessioni, sviluppare nuove topografie d’intesa. Lo schema era da smontare, una sorta di decostruzione per far saltare i codici d’accesso all’interazione, utilizzando la tecnica dell’esplorazione psicogeografica. Quando si è trattato di iniziare, si è deciso di chiedere a molti altri amici che da anni supportano il lavoro di Agenzia X, di partecipare alla ricerca tramite questa indicazione: “Camminate verso i luoghi prescelti lasciandosi trasportare da ciò che incontrate. Per esempio se siete colpiti dalla bellezza di una facciata di un particolare edificio, tentate in tutti modi di entrare all’interno per vedere come lo abitano i residenti. Oppure stimolate i racconti orali dei presenti e procedete il viaggio seguendo le tracce della storia appena ascoltata. Ricercate sul campo con il continuo supporto della critica radicale e della messa in atto di situazioni al di là dell’ordinario, come inventare momenti in cui le regole comportamentali non valgono più e si diventa, insieme alle altre persone coinvolte, protagonisti di una trasformazione nel tessuto relazionale in corso. Proprio come i situazionisti che teorizzavano l’andare in autostop durante gli scioperi dei trasporti, riempire i muri di schizzi di poliscrittura, oppure portare dei ragazzini di periferia in qualche atelier del centro per vendere a ingegneri e architetti semplici sassi spacciandoli come meteore”.
Le informazioni raccolte, elaborate in forma ipertestuale e narrativa, con il frequente utilizzo di riferimenti storici sulla storia dei movimenti politici e dell’underground, storytelling, percorsi a tappe, testi autoriali, cartine geopolitiche, cronologie sui luoghi esplorati, foto e piccoli schemi, sono andati a formare il volume Re/search Milano.

Mappa di una città a pezzi
Milano negli ultimi quarant’anni è cambiata completamente, era la capitale dell’industria pesante e ora è diventata centro nevralgico del terziario avanzato italiano. I petrolieri arabi si comprano i nuovi grattacieli di zona Garibaldi, la Pirelli se la divorano i cinesi, la grande editoria si raggruppa per vendersi meglio agli americani. Se il capitalismo si è molecolarizzato è anche vero che Milano è ancora un laboratorio paradigmatico di sperimentazioni, modelli produttivi sostenibili e stili di vita non conformi, un centro importante non solo per chi ci abita. Purtroppo Milano è una città a pezzi, divisa in una miriade di nicchie settoriali, a volte ermetiche per i non addetti ai lavori. Chi viene da fuori per un limitato periodo di tempo difficilmente trova il cammino che desidera, perciò rimane spesso ingabbiato in quello prestabilito dalla segnaletica turistica o dagli opuscoli pubblicitari.
Noi abbiamo provato a dare una scossa per provocare l’apertura dei lucchetti autoreferenziali, un gesto teso a “separarci dalle separazioni per allargare l’area della coscienza e assaltare il cielo”, come dicevano i vecchi hippie. Re/search Milano è uno strumento che raccoglie in una mappa piccoli frammenti di una città sensibile al ribaltamento del punto di vista dominate, un puzzle smontato e rimontato per associazioni, geografie e affinità, in un progetto editoriale che offre un viaggio controcorrente, erratico, denso di sorprese ed emozioni. Una topografia di percorsi tra psiche e territorio, itinerari narrativi scritti da cittadini e cittadine milanesi in un divertente gioco per indizi, collegamenti e casualità, ma anche di nuove connessioni in cui il lettore potrà diventare protagonista.
Il volume Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi avrà una struttura in cui si concatenano, per associazioni, geografie e affinità, quattro elementi fondativi:

Schede descrittive
Realizzate da un collettivo editoriale creato ad hoc per seguire questo progetto, formato dai redattori di Agenzia X a cui si sono affiancati molti giovani ricercatori e appassionati che hanno in questi mesi individuato più di mille luoghi da esplorare, escludendo le grosse istituzioni culturali e le grandi catene commerciali. Dopo uno studio dettagliato hanno scelto circa 200 punti su cui proporre una breve narrazione. 200 manufatti di scrittura creativa prodotti grazie alle personali esplorazioni psicogeografiche degli stessi redattori o attraverso interviste o interventi dei gestori dei luoghi prescelti.

Sguardi d’autore
Brevi racconti realizzati appositamente dalle migliori penne milanesi, brani ideati per il piacere dei lettori più esigenti, in cui l’arte dello scrivere diventa protagonista mentre viene messa in luce una particolare porzione di tessuto urbano. I testi saranno a carattere autobiografico: l’autore ci illustrerà aneddoti personali, fatti storici, pietre miliari e notizie riguardanti il passato o il presente, accompagnandoci negli angoli prescelti di Milano. Scrittori, storici, poeti, musicisti ed esperti dei vari settori offriranno uno sguardo inedito su una zona o un aspetto particolare della città.
Biagio Autieri • Giovanni Bai • Andrea Bellini • Alessandro Beretta • Alessandro Bertante • Gianni Biondillo • Sergio Bologna • Ivan Carozzi • Giulia Cavaliere • Paolo Cognetti • Nicola Del Corno • Matteo Di Giulio • Federico Dragogna • Gabriele Ferraresi • Andrea B. Ferrari • Dario Fo • Giorgio Fontana • Enrico Gabrielli • Salvatore Gregorietti • Gabriella Kuruvilla • Vincenzo Latronico • Fabrizio Lorusso • Francesco Mendini • Simone Mosca • Chiara Moscardelli • Aldo Nove • Mauro Novelli • Mauro Pagani • Marco Philopat • Marco Rossari • Andrea Scarabelli • Marina Spada • Matteo Speroni

Percorsi
Tragitti narrativi a tappe prestabilite a cura di esperti conoscitori dei diversi ambiti di studio e appartenenza. Ciceroni visionari muniti di strumenti esperienziali riconosciuti e animati dalla passione per le scienze sociali e umanistiche. Percorsi pedonali erratici in cui gli autori potranno esprimersi sull’attualità della città proponendo le proprie tesi avvalorate da specifici luoghi visitati.
Bambini: Elisa Massoni • Skate: Chef Family • Ciclofficine: Cauz • Street Art: Vandalo • Hacker: Giacomo Di Carlantonio e Rosario Grieco • Architettura: Lucia Tozzi • Musica live: Stefano “Fiz” Bottura (Rockit) • Teatro: Gigi Gherzi • Cinema: Francesco Ballo • Anni settanta: Andrea Bellini • Resistenza: Maurizio Guerri • Negozi di dischi ed etichette discografiche: Livia Satriano • Cucina e alimentazione naturale: Olga Mascolo • Centri sociali: Marco Philopat • Arte: Rossella Moratto • LGBT friendly: Marco Geremia • Femminismo: Lea Melandri e Viviana Nicolazzo • Hip Hop: Luca Gricinella • Poesia: Tempi DiVersi • Milano Swing: Martina Fragale • Droghe: Pablito el Drito • Archeologia industriale, periferia nord: Massimo Bunny, e molti altri.

Metix
Più di un quarto dell’odierna popolazione milanese proviene da altri paesi del mondo, perciò abbiamo voluto dedicare una sessione della guida a brevi racconti orali di giovani ragazzi dell’underground cittadino di prima o seconda generazione migrante. Ciascuno di loro realizzerà una mappa abbozzata della Milano che conosce e attraversa ogni giorno, il disegno verrà poi inserito a margine della propria testimonianza. Inoltre in questa sezione che abbiamo voluto chiamare Metix, ci saranno dei focus sui luoghi di aggregazione del meticciato, laddove le diverse comunità etniche s’incontrano e interagiscono tra loro, come il parco Trotter durante i week end estivi, i concerti, gli angoli delle strade dove si suona rap e si esprime la cultura hip hop, i campetti di calcio o basket, gli spot di skateboard, i luoghi di lavoro e così via (questa sezione è a cura di Claudia Galal, in collaborazione con Andrea Staid.

Milano Upsidedown: esposizione di una città ribaltata
Un’esposizione di 25 quadri della metropoli a testa in giù, disegnati appositamente da 25 illustratori milanesi. La città è capovolta, il cielo al contrario, Milano a testa in giù, dove si attraversano tempi intimi e spazi psichici per percepire nuovi scenari. Sotterranei, scantinati e specchi ricevono luce solare generando tsunami, fiori mutanti, mostri spaziali, grattacieli che si scontrano, prospettive iperrealistiche, intensità atmosferiche, campi magnetici, pulsazioni ritmiche, nuclei di condensazione iridata, fulmini, stelle comete, nuvole mutanti.Il piano editoriale:
1) Un libro che sarà pubblicato nel maggio 2015, realizzato grazie alla partecipazione di oltre 120 amici di Agenzia X, tra ricercatori, artisti, studiosi e professionisti dei diversi settori.
2) Un’esposizione di 25 quadri della metropoli a testa in giù, disegnati appositamente da 25 illustratori milanesi. È intitolata Milano Upsidedown e viene presentata in questi giorni in librerie, bar, gallerie e centri sociali.
3) Una mostra fotografica di sguardi d’autrice, una serie di scatti realizzati da fotografe milanesi per accompagnare il testo di Re/Search Milano.
4) La pubblicazione di un secondo volume con la traduzione in inglese.
5) La realizzazione di un sito e un’app bilingue a mappe interattive.
Gli due ultimi passaggi sono da finanziare con il crowdfunding, http://www.eppela.com/ita/projects/2640/research-milano.
di Collettivo redazionale di Agenzia X
il manifesto, 21 marzo 2015 Book Pride, tutti i modelli di crowfunding
Molte e diverse sono le strategie di resistenza che le case editrici – piccole e indipendenti – adottano quotidianamente per sopravvivere all’interno di un mercato da tempo fuori controllo. Se è vero che le pratiche sottese alla sopravvivenza corrispondono alla fisionomia che ciascun progetto editoriale si dà, è altrettanto vero che bisognerebbe cominciare a domandarsi in che misura queste pratiche siano sufficienti e soprattutto efficaci. In uno scenario dove la precarizzazione invade tutti i settori della produzione editoriale, anche in Italia si osserva sempre più di frequente la multiforme capacità di invenzione mediamente legata al tentativo di rendere aggirabili le maglie strette della grande distribuzione. Se quest’ultima risulta essere il peggior nemico dei piccoli e indipendenti editori – dunque anche delle librerie indipendenti – la riflessione sui meccanismi dominanti deputati a governare il mercato del libro prosegue. Nel malcontento generale c’è anche chi cerca di agire un’attività di distribuzione critica, ovvero che curi esclusivamente piccoli editori; si pensi per esempio a una realtà come Booklet, operante sempre su scala nazionale che però riduce la filiera a circuito chiuso in cui piccoli editori e librerie indipendenti sono costrette per creare piuttosto «una rete di rapporti diretti tra editori e librerie indipendenti, veri e unici protagonisti della proposta culturale». Non si può dare conto di tutte le tenaci iniziative che da qualche anno connotano il panorama editoriale del libro, basterà tuttavia nominarne qualcuna per capire come la rappresentazione è una nuova misura partecipativa dell’esposizione pubblica e della condivisione della conoscenza.
Capita in questo orizzonte che sempre più spesso si senta parlare di parti di filiere passate esclusivamente al digitale, di campagne di crowdfunding, e poi di licenze creative commons, copy left così come – in casi più rari – di print on demand.
Fra le tante, il crowdfunding è sicuramente un esperimento ampiamente praticato dalla piccola editoria, per quanto concerne progetti singoli quando addirittura non diventa il marchio distintivo di intere imprese editoriali. Basterebbe fare un giro sulla piattaforma produzioni dal basso.com –insieme a Italian Crowdfunding Network e Eppela – per vedere svettare già dalla home page il box dedicato all’editoria con più di cento progetti ancora in archivio in cui rientrano non solo quelli legati al libro ma anche ai periodici culturali e ai programmi tematici. Le esperienze condivise su produzioni dal basso.com prevedono delle forti comunità di partenza, ragione per cui le iniziative sono caratterizzati da un precedente processo di contrattazione che parte dal contesto specifico e limitrofo all’editore. Processo dunque socio-culturale e politico già avviato e spinto dal basso da parte di movimenti, gruppi, centri sociali e singoli, il lancio del crowdfunding è già l’esito di buone pratiche.
Scorrendo l’archivio si potranno leggere le idee della casa editrice Corpo60, della calabrese Coessenza o delle campane Ad est dell’equatore e Marotta&Cafiero.
E diversamente dal business oltre-oceano di siti come Pubslush o Unbound, qui Emanuela Furiosi e Tomaso Greco insieme agli agenti letterari Claire Sabatie-Garat e Marco Vigevani hanno fondato bookabook, il primo portale italiano interamente dedicato al crowdfunding del libro che riesce a pubblicare un libro al mese «mettendo al centro il lettore». Tuttavia, sarà davvero sufficiente mettere al centro solo il lettore? In linea generale, si può verificare che il tipo di crowdfunding più diffuso in Italia si basa sul modello reward based che prevede una ricompensa per aver sostenuto il progetto; nel caso di un libro per esempio una copia in anteprima e scontata, oppure un riconoscimento proporzionato secondo la cifra che si è potuta versare oltre al ringraziamento nominale pubblico. La modalità più incisiva è quella della prenotazione delle quote perché non richiede il pagamento anticipato bensì lo rimanda alla fine del periodo stabilito per il progetto e solo se tutte le quote sono state prenotate. Detto così sembrerebbe una comune – seppur sottile – operazione di marketing, in realtà ogni comunità di crowdfunding nonostante sia ascrivibile all’idea del «finanziamento della folla» segue delle precise direzioni e si comporta autonomamente secondo il proprio modello di riferimento.
Sono proprio le piccole case editrici che adottano il reward based (e molto più raramente il modello donation-based che a seguito di una donazione non contemplano nessuna restituzione) per dare una significazione politica a ogni singola iniziativa e quindi fare la differenza; è stato il caso di specifici progetti, tra i più recenti ne ricordiamo tre molto diversi uno dall’altro: Sorella Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde a cura di Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida, lanciata non più di un anno fa dalla casa editrice Il dito e la luna. Oppure, qualche anno prima, Luca Sossella Editore col romanzo di Gabriele Frasca Dai cancelli d’acciaio. In quest’ultimo caso si trattava di una forma di sottoscrizione diretta che prevedeva l’anteprima trimestrale di singoli fascicoli del romanzo.
Infine su Eppela è AgenziaX ad aver lanciato nei giorni scorsi il suo primo crowdfunding. Si chiama Re/search Milano ed è una guida non convenzionale della città di Milano, una costruzione collettiva delle esperienze underground. Angela Greco di AgenziaX dice che il progetto si basa sulla pratica politica della raccolta e della condivisione, «del rifiutare una catalogazione da archivio e del preferire la costruzione collettiva di una via di fuga, di un divenire sociale e politico». Lungo i bordi di questa trasformazione creativa in atto, è forse il caso di fare chiarezza proprio su questo punto: il crowdfunding resiste alla discussione critica del presente se riesce a farsi carico di una cartografia della complessità politica e sociale in divenire.
Sulla piattaforma di Eppela – http://http://www.eppela.com/ita/projects/2640/research-milano – si possono trovare tutte le indicazioni per partecipare al primo crowdfunding lanciato da AgenziaX per il progetto Re/Search Milano che ha bisogno di sostegno e condivisione e che a maggio diventerà un libro-guida alla scoperta di Milano.
L’iniziativa, generosa nella sua complessità come ricorda Marco Philopat, è una contro-narrazione dedicata ai luoghi dove si creano cultura indipendente e underground e che sperimentano ogni giorno nuove forme di vita e di convivialità, partecipazione e divulgazione dei saperi. Stradari imprevisti e mappe urbane decostruite per essere risignificate di nuovi appuntamenti possibili ma anche mostre itineranti, passaggi pedonali erratici e scambi con prime e seconde generazioni migranti.
Il progetto in cui sono stati coinvolti numerosi artisti della scena underground milanese che hanno realizzato opere autografate, prevede l’impegno anche di ricercatori, studiosi e professionisti dei diversi settori per dare il senso di una città contaminata in cui poter trovare percorsi e connessioni diverse.
di Alessandra Pigliaru
Consumietici.it, 20 marzo 2015 Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi
Mappe in divenire della metropoli aperta. Racconti e ricerca di e per una metropoli da conoscere e in cui ritrovarsi. Il titolo è una sberla: l'immagine di una città a pezzi.
Leggendo però l'introduzione si comprende la volontà di ricerca, di indagine in profondità delle tante nicchie nascoste di quella che una volta era la proverbiale operosità meneghina.
In questi pezzi oggi si intravede quelli che possono essere i nuovi frattali di Milano.
Un progetto di ricostruzione. Da sostenere a scatola aperta.

Cos’è Re/Search Milano?
Cartografia, ricerca, guida turistica eterogenea, mappatura di forme e stili di vita molteplici e distanti eppure in sintonia sensibile tra di loro, in attesa di connessioni impreviste che producono nuove visioni e progetti, formule di socialità, partecipazione e divulgazione dei saperi, laboratori creativi, librerie pulsanti, officine multimediali, macchine immaginative non omologate, scantinati che diventano spazi espositivi autogeni, club con palchi calpestati da decine di band ogni settimana, centri di sperimentazione sociale che quotidianamente offrono eventi di tutti generi, negozi che si trasformano in luoghi di socialità, installazioni e poesia, posti di lavoro ibridi dove è possibile scambiare informazioni, studi di architettura e associazioni di quartiere che diffondono progetti sostenibili, sedi culturali di comunità etniche, gruppi informali che organizzano iniziative temporanee nelle piazze e negli angoli delle strade. Una narrazione e una panoramica di tutti quei luoghi di incontro che tentano di scartare i vincoli commerciali privilegiando la qualità inerente a propri ambiti di ricerca e passione. Re/Search Milano racconterà la metropoli più sconosciuta ma anche quella più vivace che si esprime nelle situazioni senza troppa luce mediatica puntata addosso.
Milano è una città divisa in una miriade di nicchie settoriali, a volte ermetiche. Per sfuggire alle trappole dei codici d'accesso è necessaria una guida che sia in grado dapprima di smontare lo scheletro urbano in tanti piccoli pezzi, con i quali poi dare indicazioni utili per un viaggio controcorrente, erratico e non certo privo di sorprese ed emozioni. Una sorta di mappa psicogeografica, un divertente gioco per indizi, collegamenti casualità, un gioco di corrispondenze tra psiche e territorio, ma anche di infrazioni alle regole e nuove connessioni in cui il lettore potrà divenire protagonista.
Re/Search Milano. Mappa di una città a pezzi, proporrà percorsi inediti sui territori più movimentati e innovativi di una metropoli in veloce cambiamento. Oltre a fotografare un momento così importante di trasformazione sociale e culturale, il progetto è concepito come una vera e propria bussola alternativa. Nei prossimi mesi persone provenienti da altri paesi transiteranno a Milano, saranno anche persone che condividono con noi l'interesse per spazi e tempi, luoghi ed eventi, in cui una zona del mondo diventa un crocevia fondamentale per la circolazione delle idee e in contemporanea nutrono una certa repulsione per il mostrismo cannibale, devastatore dell’immaginazione prima che del territorio, e la cattiva fama conformista che li circonda. In Re/Search Milano ci saranno numerosi interventi di persone che conoscono bene la città, artisti, intellettuali, storici, eccetera, che grazie alle loro competenze, lavorative o esistenziali, hanno chiavi di lettura originali e autorevoli da offrire ai lettori.

Come dare il proprio contributo a Re/Search Milano. Re/Search Milano è un progetto aperto e in divenire che vuole avere un’evoluzione per future redazioni. Se hai idee, proposte, consigli per ampliare la nostra mappatura puoi scrivere a: press@agenziax.it

Crowdfunding su Eppela. Sulla piattaforma di Eppela – http://www.eppela.com/ita/projects/2640/research-milano – si possono trovare tutte le indicazioni per partecipare al crowdfunding del progetto Re/Search Milano.
di Michele Papagna
TuttoMilano, 19-25 marzo 2015 Mappa underground
Dalla Velasca un po’ intozzita a Porta Nuova, passando per la Madonnina, le vette di Milano sono tutte a testa in giù, mentre nella parte superiore della copertina, domina un intrico di forme che ricorda le espansioni di coscienza degli anni che furono. Per niente nostalgico è pero il progetto della guida Re/search, mappatura della nostra città per il quale l’editrice Agenzia X ha coinvolto scrittori, artisti e ricercatori come Aldo Nove, Paolo Cognetti, Sergio Bologna, Mauro Pagani, Dario Fo, Matteo Guarnaccia. A esplorare il cinema, che a Milano con poche eccezioni è sempre underground, ci sono lo studioso Francesco Ballo, il direttore del Milano Film Festival Alessandro Beretta e la regista Marina Spada. La guida sarà in libreria tra un paio di mesi, ma ora su Eppela è partita una ricerca di fondi per realizzarne la versione inglese: l’obiettivo, inconfessato, è di deviare i visitatori dell’Expo dall’asse Milano-Pero. www. eppela.com/ita/projects/2640/research-milano.
di Luca Mosso
Rockit.it, 16 marzo 2015 Agenzia X scrive una guida alternativa per conoscere davvero Milano
Agenzia X lancia un progetto ambizioso: creare una guida di Milano capace di raccontare anche il suo lato più nascosto. Si chiarma Re/Search Milano. Mappa di una città a pezzi e consiste in un libro ed in un sito interattivo dove vengono elencate tutte le realtà che mantengono culturalmente viva la città ma che, spesso, rimangono sconosciute ai più.
La guida comprende una serie di schede descrittive dei luoghi da esplorare, un elenco di percorsi da seguire - a cui Rockit ha dato il suo contributo dedicandosi alla musica dal vivo – una selezione di brevi racconti dei migliori scrittori milanesi ed una sezione a parte sul tema dell'immigrazione.
Tra i tanti autori che hanno contribuito ai testi e alle illustrazioni: Giorgio Fontana, Dario Fo, Aldo Nove, Biagio Autieri, Federico Dragogna (Ministri), Enrico Gabrielli (Calibro 35), Manuel Agnelli (Afterhours), Mauro Pagani, Alessandro Baronciani, Akab, Giordano Poloni, Arianna Vairo e moltissimi altri ancora.
di Sandro Giorello
Frizzifrizzi.it, 16 marzo 2015 Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi
su Eppela è attivo il crowdfunding per sostenere la pubblicazione della guida alla Milano più interessante, ignorata dalle mappe ufficialiHo imparato negli anni e soprattutto vivendo in città diverse dalla mia che, spesso, i luoghi più belli e insoliti li scopri per caso.
A Roma, a Londra e in Andalusia (seppur fosse una vacanza in solitaria) passeggiavo e mi perdevo per poi ritrovarmi in luoghi di cui non avevo mai sentito parlare e che, probabilmente, non avrei mai conosciuto se non avessi girovagato senza metà per un po’.
A Milano ho le mie abitudini, i luoghi che amo e che frequento da anni perché mi fanno sentire bene e perché ormai ci si conosce tutti, ci si saluta e ci si abbraccia sinceramente. Un famoso Circolo alle porte di Milano ormai per noi è come se fosse il baretto sotto casa, in cui andare, chiacchierare e sapere che, sempre e in ogni caso, qualcuno incontrerai.
Non sempre, però, si ha il tempo per passeggiare e perdersi e, probabilmente, non sempre si ha la fortuna di scoprire per caso luoghi interessanti.
Per questo Agenzia X, laboratorio editoriale che pubblica libri, organizza corsi di scrittura e iniziative pubbliche di promozione culturale, ha ideato e creato Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi, una guida che vuole far conoscere «la Milano dei luoghi dove si produce cultura indipendente e underground e che sperimentano ogni giorno nuove forme di vita e di socialità, partecipazione e divulgazione dei saperi. Una topografia di percorsi d’autore tra psiche e territorio, itinerari narrativi scritti dalle migliori penne milanesi in un divertente gioco per indizi, collegamenti e casualità, ma anche di nuove connessioni in cui il lettore potrà divenire protagonista».
Quattro le sezioni del libro: le Schede descrittive, realizzate da un collettivo editoriale creato ad hoc per seguire questo progetto, formato dai redattori di Agenzia X a cui si sono affiancati molti giovani ricercatori e appassionati di letteratura che hanno in questi mesi individuato più di mille luoghi da esplorare; i Percorsi, ovvero tragitti narrativi a tappe prestabilite a cura di esperti conoscitori dei diversi ambiti di studio e appartenenza; gli Sguardi d’autore, brevi racconti a carattere autobiografico realizzati appositamente dalle migliori penne milanesi, dove l’autore illustrerà aneddoti personali, fatti storici, pietre miliari e notizie riguardanti il passato o il presente; e infine Metix, brevi racconti di giovani ragazzi dell’underground cittadino di prima o seconda generazione migrante.
Per far sì che questa guida alternativa possa venir pubblicata è attivo un crowdfunding su Eppela, che mira a raccogliere 5.000 euro entro il 4 aprile.
Come al solito, dare il proprio contributo comporta una ricompensa, tra cui le copie di Re/search Milano, diverse t-shirt e libri pubblicati da Agenzia X, illustrazioni autografate (sì, perché alcuni tra i più bravi illustratori milanesi hanno creato diverse illustrazioni a sostegno della campagna) o, per i più generosi, la possibilità di andare ad ammirare l’alba dalla montagnetta di S.Siro con tutta l’Agenzia X e, fidatevi, ne vale davvero la pena.
di Sara Teofilo

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